Quando Bonifacio e Matteo furono in grado di essere d'ausilio al padre, se non altro per badare al gregge, il Monte Casale divenne la loro dimora estiva. Una esistenza semplice, lieti solo di ruzzare sull'erba, di sgroppare dietro un gregge di stupide pecore, facendo attenzione a non perderne una poichè compar orso a quei tempi, era tutt'altro che estinto e un paio di costolette ovine non le disdegnava. C'è ancora sul Monte Casale una limpida sorgente che sgorga imperterrita da secoli; la chiamano << l'acqua della Giacoma>> ricordando il vecchio casaro Giacomo Nicolussi che a quella fonte attingeva il necessario per spegnere la sete o per preparare grosse forme di rustico formaggio. Fu proprio la insignificante montagna a forgiare il carattere dei due fratelli, a dare loro garretti d'acciaio e polmoni a mantice, a inculcare loro uno spirito avventuroso che li avrebbe portati, con il passare degli anni, a dare un'occhiata molto più in là della Valle delle Seghe, la via di accesso più logica al maestoso Brenta, per taluni aspetti ancora misteriosa. Pensarono Matteo e Bonifacio di diventare subito guide? Neppure per sogno. Dapprima furono esclusivamente cacciatori, assai bravi, due volponi che conoscevano a menadito tutti i dintorni, sapevano le abitudini delle bestie, correvano dietro ai camosci su per le balze,abbattendoli con la loro mira infallibile.
Brenta Alta-Campanile Basso e Alto Sfulmini | Sentiero Benini | Cima Falkner |
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